"Il mestiere più antico del mondo?"

Tutti i proventi sono devoluti a Telefono Rosa

Il mestiere più antico del mondo?, una raccolta di racconti curata da Marilù Oliva che vede coinvolti altri sette scrittori tra cui Dacia Maraini e Maurizio de Giovanni. L’intento del progetto è sostenere Telefono Rosa, da sempre in prima linea contro la violenza alle donne, e suscitare dibattiti e riflessioni in merito alla professione più esposta dell’altra metà del cielo, senza implicazioni demistificanti o romanticheggianti alla Pretty Woman.

Ma soprattutto si vuole raccontare, attraverso voci molto diverse, le stratificazioni sociali e psicologiche, anche nascoste, alla base di ciò che viene considerato il mestiere più antico del mondo. Perfino nelle sue più ipocrite e misere espressioni contemporanee: dalla schiavitù sessuale al lavoro come sopravvivenza fino alle studentesse squillo, dal mercato dei trans ai locali per massaggi cinesi fino alle escort imprenditrici e così via.


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Per Elliot Edizioni ho curato questo progetto coinvolgendo quaranta scrittori e chiedendo loro un racconto-denuncia contro la violenza verso le donne.
(I proventi del libro a sostegno del Telefono Rosa).

AA.VV
NESSUNA PIÚ
A cura di Marilù Oliva
Prefazione di Roberta Bruzzone
pp. 264 - euro 15,00
in libreria dal 27 marzo 2013
 

Ogni anno oltre cento donne vengono uccise, nella maggioranza dei casi per mano di un uomo che ha avuto una relazione affettiva con la vittima o che comunque la conosceva. Un numero che aumenta in maniera allarmante, a riprova che il femminicidio non è solo un atto empio e feroce, ma si può attribuire a una mancata cultura, a una modalità distorta di vivere una relazione, a una deformazione dell’amore in smania brutale di possesso. Tutti gli autori hanno scritto – senza ricevere alcun compenso – un racconto dedicato alle migliaia di donne uccise da mariti, compagni, conviventi, ex fidanzati, padri e fratelli, ma anche da estranei o da semplici conoscenti quali vicini, amici, colleghi. E’ stata un’esperienza che li ha coinvolti fin nel profondo perché, oltre allo sgomento nell’immaginare l’evento, si sono misurati con il momento dell’immedesimazione e del vissuto: in entrambi i casi, l’impatto si è rivelato di una violenza indicibile. Niente in confronto alla violenza subita dalle vittime e perpetrata ai danni dei loro genitori, figli, fratelli, parenti e amici. Anche a questi, in qualche modo, è dedicato Nessuna più, dove, oltre al dramma, alla violenza, al vilipendio, si cerca una speranza verso un futuro più umano.


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